Moncalieri, 2 marzo 2023



Migranti, una storia infinita

Pensavo di non dovere più scrivere nulla su questo argomento, avendone già parlato parecchio in passato, ma la tragedia di Crotone dei giorni scorsi mi spinge a scrivere ancora qualcosa in merito; in calce a questo scritto riporto i relativi miei articoli precedenti. Non credo di avere molto da aggiungere a quando già detto e voglio di seguito riportare alcune semplici, direi banali, considerazioni generiche, che si oppongono a molte delle affermazioni fatte da politici e giornalisti. Le affermazioni che vengono fatte generalmente sul fenomeno della migrazione risentono di preconcetti ideologici e vengono spesso espressi solo in funzione dell’ottenimento di effimeri consensi popolari. La migrazione umana viene trattata come un’emergenza temporale e localizzata mentre invece si tratta di un evento da sempre presente nella storia dell’uomo ed in ogni luogo; da questo modo di concepire gli accadimenti derivano proposte di soluzioni assolutamente prive di ogni possibilità di contrastare, rallentare o regolare i flussi migratori. Purtroppo, come ho già scritto altre volte, la classe politica mondiale attuale è assolutamente inadatta a concepire programmi per il medio-lungo termine e quindi i problemi di lungo respiro rimangono sempre irrisolti. Fatte queste premesse, ora passo ad esaminare singole proposte, assolutamente prive di ogni possibilità di applicazione pratica o irrilevanti, che vengono presentate come soluzioni del problema.

A questo punto del mio scritto la conclusione potrebbe essere: allora allarghiamo le braccia e affidiamoci alla buona sorte: è esattamente il contrario di quello che è necessario fare.

Preso atto del fatto che il fenomeno migratorio non è un fatto episodico ed occasionale, bisogna iniziare a ragionare su cosa è possibile fare per ridurre al minimo le conseguenze dannose e i lutti derivanti dallo spostamento di grandi massa di individui.

Il primo problema che sorge quando un numeroso gruppo di migranti arriva repentinamente è quello di alloggiarli, di curarli e di nutrirli nel più breve tempo possibile e in maniero decorosa (senza tralasciare i problemi alla sicurezza che potrebbe derivare da alcuni di loro). In passato mi sono sempre meravigliato in occasione di disastri naturali (terremoti) del fatto che, in un paese come il nostro con strutture turistiche capaci di accogliere decine di milioni di persone, risultasse difficile e fosse attuata con notevole ritardo la ricollocazione di qualche decina o centinaia di migliaia di persone. Questo perché evidentemente non c’è alcun piano per queste emergenze, in Italia purtroppo ricorrenti. Il problema che riguarda i migranti è simile ed è stato risolto costruendo degli alloggiamenti più simili ai campi di concentramento che a strutture ricettive adeguate alla bisogna. Su questo punto occorre riflettere seriamente e a lungo per trovare delle soluzioni adeguate, con piani adattabili anche alle esigenze estreme. Mi rendo conto delle difficoltà e delle implicazioni complesse del problema, ma appunto per questo non può essere affrontato quando si presenza l’emergenza, ma va accuratamente studiato prima.

Esiste poi il problema del respingimento dei non aventi diritto: a parte i vari proclami che poi non hanno avuto alcun seguito pratico (ricordate gli ottocentomila che Salvini doveva rispedire a casa?), far ritornare coloro che sono arrivati in Italia nei loro paesi di origine è molto costoso ed in qualche caso impossibile, se non vi sono accordi in merito con i governi dei paesi di provenienza. Non è più conveniente per noi e per loro selezionare quelli che potrebbero essere utili al nostro mondo produttivo ed avviarli al lavoro? Certo un’azione di questo tipo non è semplice ed è difficile da digerire, ma forse rappresenta una soluzione migliore di quella di mandarli per strada con un foglio di espulsione, destinati a lavorare in nero o a fare da manovalanza alla criminalità locale. Gli hotspot sono poi un'inutile spesa ed un modo di procrastinare il problema.

Un’altra cosa che avevo già scritto è quella relativa agli alloggiamenti dei migranti: cosa vieta che essi prestino i loro servizi (certo quelli di loro che ne sono in grado) per far funzionare il posto in cui essi stessi vivono, certo con il coordinamento di personale italiano?

Non penso che le idee che ho espresso prima siano le migliori né le uniche da mettere in campo per un problema gigantesco come è quello di cui sto scrivendo, ma voglio solo dimostrare che è necessario che persone più esperte di me del problema dovrebbero elaborare dei piani, non d’emergenza ma di routine, per tentare governare il fenomeno.

Ma, come dicevo all’inizio, la classe politica non solo italiana, ma mondiale, non è in grado di elaborare programmi di medio-lungo termine!

Pietro Immordino

Scritti precedenti in materia:

  1. Migranti – 5 ottobre 2013

  2. Migranti 2 – 12 ottobre 2013

  3. Ancora sui migranti – 26 dicembre 2014

  4. Migranti e demagogia – 21 maggio 2015



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