Moncalieri, 12 ottobre 2013

Migranti 2

Inizierò dal racconto di quello che accade in questi giorni a Lampedusa, dopo il tragico naufragio, che è costato la vita a parecchie centinaia di uomini, donne e bambini.

Il ministro degli Interni accorre in loco, dove, in buona sostanza, dichiara che senza l'aiuto dell'Europa l'Italia è impotente; il Presidente della Commissione Europea Barroso accorre anche lui a Lampedusa e fa delle belle dichiarazioni di intenti; tutti i media dedicano ampi spazi alla tragedia, con grande commiserazione verso i profughi; la popolazione locale (ma proprio tutta la popolazione locale?) si prodiga in dichiarazioni di appoggio ai profughi; le forze armate dello stato sono impegnatissime a salvare i profughi ed a recuperare i cadaveri dei morti.

Tutto bene, sembrerebbe. Tutto bene se non si guarda a quello che poi in effetti viene fatto per aiutare i pochi che sono scampati dal naufragio. I media trasmettono in continuazioni immagini di sopravvissuti che dormono all'addiaccio sotto l'acqua per parecchie notti, senza che nessuno di tutti quelli che li compiangono faccia niente di concreto per risolvere la situazione. Siamo in un paese che ha una protezione civile ben strutturata, forze armate con centinaia di migliaia di appartenenti, posti letto in alberghi, campeggi, dormitori per milioni di persone e non riusciamo a garantire almeno una protezione dalla pioggia per qualche centinaio di persone?

Alcune delle soluzioni semplici e possibili: l'esercito o la protezione civile approntano in tempi brevissimi una tendopoli o in loco o trasferendo altrove i sopravvissuti con un ponte aereo, magari utilizzando uomini ed aerei che sono serviti alle passerelle dei politici; i sopravvissuti vengono alloggiati provvisoriamente in alcune delle tante strutture turistiche esistenti o in loco (la solidarietà dei locali!) o altrove, con trasferimento via nave o via ponte aereo; la solidarietà spontanea degli Italiani mette a disposizione seconde case inutilizzate per le esigenze di ricovero dei sopravvissuti ecc. ecc.. Tutte cose che si sarebbero potute mettere in atto in poche ore in un paese organizzato e con una reale volontà di aiutare i sopravvissuti ad una tragedia. E senza grosse spese.

Invece... Invece tante passerelle di uomini politici, con scorte e seguito, tanti inviati speciali, tante inutili manifestazioni, tanti articoli di giornali, tante trasmissione radiofoniche e televisive.

A questo punto penso che questo articolo potrebbe anche essere intitolato "ipocrisia".

Ma c'è di più: nel caso particolare, si tratta di un piccolo nucleo di persone, qualche centinaio, che vivono all'addiaccio sotto i riflettori dei media. Ci sarebbe anche un forte interesse per un impegno tale da evitare che un simile dramma sia sotto gli occhi di tutto il mondo, con conseguente figuraccia nazionale. Eppure non si è fatto niente per evitarla, la figuraccia.

Quello che avviene in questi giorni a Lampedusa è l'esatto specchio di ciò che accade su scala globale attorno all'enorme problema costituito dall'esodo dai loro paesi di ingenti masse di esseri umani; tale migrazione avviene sempre per ragioni di sopravvivenza, siano queste ragioni dovute alla mancanza di risorse o alla presenza di conflitti o violente turbolenze locali.

In sintesi: i media, le autorità politiche, le manifestazioni popolari esprimono grande commozione e partecipazione in occasione di eventi luttuosi di grandi proporzioni (se tali eventi vengono posti sotto i riflettori dei media!); le azioni pratiche messe in atto per prevenire gli accadimenti o, perlomeno, ridurre le conseguenze sono praticamente nulle.

A questo punto mi faccio la domanda che mi sono fatto tante volte: quanto siamo disposti a sacrificare del nostro superfluo, del nostro benessere, del nostro vivere tranquillo per questa gente. E ancora: aiutare la marea di profughi che con grande probabilità tenterà di muoversi verso i nostri paesi nei prossimi anni è un'impresa fattibile? E a che prezzo?

Il problema sociale attuale più importante è costituito, poi, dalla "coperta corta". In momenti di ristrettezza economica quello che dai a uno (i profughi) va tolto ad un altro (i cittadini dei paesi destinatari dell'immigrazione). Nei paesi di arrivo vi sono ormai larghi strati di popolazione in stato di bisogno; è difficile pensare che si possano penalizzare ulteriormente tali persone per aiutare i profughi. Bene, ma ci sono gli abbienti ed i ricchi; è difficile ottenere qualcosa da loro, come dimostra l'attuale situazione USA, dove i duri repubblicani sono disposti a rischiare il fallimento del governo centrale per evitare che vi sia una copertura sanitaria pubblica (per altro modesta ed incompleta) per i cittadini non ricchi.

Tentare di almeno alleviare il dramma dei profughi è una strada impervia, ma che deve essere percorsa dalla Politica, intanto pensando almeno a risolvere temporaneamente i piccoli problemi: nel caso di Lampedusa mi piacerebbe che già oggi, mentre scrivo questa nota, non ci sia più un solo sopravvissuto all'addiaccio.

 

Pietro Immordino

 

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