Moncalieri, 18 gennaio 2018
Turatevi il naso e votate
L’avvio della campagna elettorale è stato più disastroso di quanto non pensassi: tutti i capi-partito (mi verrebbe quasi da chiamarli capi-popolo) si sono messi a fare promesse, senza dare un quadro complessivo delle politiche globali a cui si richiamano.
L’insieme delle possibilità di scelta per l’elettore è desolante: chi scegliere fra Salvini, Berlusconi, Renzi, Di Maio, Grasso, ecc.? Io ho forti difficoltà nella scelta e, a quel che sento, le mie difficoltà sono comuni a molti elettori; di conseguenza una buona parte di loro non andrà a votare, con il rischio che il numero di coloro che esprimeranno la loro opinione alle prossime votazioni diminuisca ancora. Ormai tutti gli uomini politici tentano la strada del populismo per aumentare il loro gradimento, e, essi sperano, ottenere un maggior numero di voti. Il problema è che, però, così agendo disamorano i più informati e coscienti degli elettori dalla politica e li tengono lontani dalle urne elettorali.
Con questo panorama a votare vanno soprattutto quelli che esprimono un voto, come si suol dire, di pancia, cioè quelli che esprimono il loro voto sulla base di paure, vantaggi sperati, sensazioni varie, contingenti e facilmente manovrabili. Aboliamo l’IMU e vinciamo l'elezione; ricacciamo a casa tutti gli immigrati che stuprano le donne, rapinano e rubano, e la paura spingerà le persone a votare per noi; molliamo l’Euro e la comunità europea e l’economia esploderà; in ultimo, aboliamo il canone e le tasse universitarie. Credo che ormai gli Italiani informati e con un minimo di memoria storica ne abbiano piene le tasche delle promesse e si chiedano: perché andare a votare?
Bene, a questo punto vorrei far notare un fatto a cui spesso non pensano quelli che non vanno a votare: se ad esprimere il voto è solo una metà degli aventi diritto, ogni voto espresso vale il doppio di quel che varrebbe se tutti votassero. In altri termini se un partito ottiene il 10% in una votazione in cui la partecipazione è stata solo del 50% quel partito avrà il potere che spetterebbero al 20% degli Italiani e quindi potrà spostare l’asse politico in direzioni magari molto diverse da quelle gradite alla massima parte dei non votanti.
Un altro concetto che vorrei esprimere è quello relativo alle scelte che in generale è opportuno fare in politica. Nelle prese di posizione di tipo fideistico, religioni o altro, è naturale, e connaturato alla professione di fede, perseguire ideali lontani ed anche astratti, ma in politica le scelte vanno fatte sulla base degli elementi reali e nelle contingenze pratiche del momento. Certo, la cosa migliore sarebbe in ogni caso ed ogni momento essere “duri e puri”, ma se si scende sul piano pratico questo tipo di atteggiamento spesso porta solamente alla vittoria di coloro che sono più lontani dal nostro modo di pensare. Quando non si può scegliere il meglio, allora è proprio il caso di scegliere il meno peggio, per evitare che arrivi il peggio peggio. Nella scelta del meno peggio oggi entra in gioco il fatto che in realtà qualsiasi governante, non solo italiano, ha uno spazio di azione molto ridotto, a causa dei vincoli imposti dalla globalizzazione della finanza; ma questo è un altro discorso, di cui mi piacerebbe parlare un’altra volta.
Il titolo si richiama ad un’espressione usata da Indro Montanelli in occasione delle elezioni politiche nel 1976: “Turatevi il naso e votate DC”. Naturalmente contesti e protagonisti sono molto diversi, ma il concetto dell’espressione non cambia: votate in ogni caso e date il vostro voto alla formazione politica che può arrecare meno danni, se pensate che nessuna formazione politica attuale è in grado di migliorare la situazione.
Pietro Immordino
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