Moncalieri, 2017
I 5 Stelle: una speranza delusa
Qualche mese fa avevo scritto un articolo con lo stesso titolo, salvo il punto interrogativo finale: sono propenso adesso a togliere quel punto interrogativo e cercherò di spiegare perché.
Innanzi tutto il dominio del duo Casaleggio-Grillo sul partito (è inutile a questo punto far finta di chiamarlo movimento) non solo non è venuto meno, ma, se possibile, si è fatto più opprimente. Da questo consegue, come accennato nel precedente articolo, che il partito è incapace di elaborare piani concreti, che servano a fare decollare iniziative valide nelle varie realtà locali nelle quali si trova ad operare. Senza volere ritornare al caso Roma (situazione che io stesso definirei mission impossible) non mi pare che le amministrazioni locali dei 5 stelle abbiano dato prove concrete di cambiamenti di situazioni favorevoli alle popolazioni locali. Mi preme, però, soprattutto analizzare in questo articolo come i temi ricorrenti del partito abbiano una quasi esclusiva motivazione populistica e trascurino quasi del tutto i veri problemi della nazione italiana.
Avevo già detto nel mio precedente articolo che è una solenne sciocchezza pagare poco gli amministratori pubblici; nei giorni scorsi ho sentito qualche esponente della società civile e di partiti fare (con coraggioso ritardo!) la stessa affermazione. Come è possibile pagare il sindaco di una grande città con emolumenti non minimamente rapportati alle sue funzioni ed al suo risultato? Quale amministratore di vertice che gestisce budget paragonabili a quelli di quel sindaco accetterebbe simili retribuzioni? La conseguenza inevitabile di pagare male un amministratore è di escludere da quella carica le personalità di più alta professionalità o, come succede sempre più spesso sia in Italia che nel mondo, di far insediare in quegli incarichi persone già ricche, che si servono della loro posizione per gestire i propri affari personali.
I 5 stelle sembrano essersi dimenticati del problema dei migranti; su questo problema Grillo era intervenuto a suo tempo con toni che definirei salviniani; dopo qualche breve scaramuccia, interna ed esterna, il partito non pare più interessarsi della cosa. Un partito che asserisce di volere assumere la guida della nazione deve occuparsi di un problema così gravoso e proporre delle soluzioni; ma al di là del “tutti a casa loro” è difficile offrire delle soluzioni populistiche che portino voti; e così è meglio glissare.
Un partito che fa della correttezza e dell’onestà la propria bandiera dovrebbe inoltre occuparsi del più grosso problema morale e sociale italiano: l’evasione fiscale. Di questo sento poco parlare da parte di Grillo e compagni e mi sono fatto l’idea che è un argomento per loro rischioso. Presentare delle proposte valide per ridurre l’evasione fiscale nel paese forse non porta voti. Al di là delle generiche posizioni di condanna espresse da molti Italiani, quanti possono con sincerità affermare di non avere mai pagato in nero un idraulico, un imbianchino, un elettricista, ecc.? Con sicurezza invece in caso di una ferma e realistica presa di posizione contro l’evasione fiscale, verrebbe meno il consenso di chi basa il proprio benessere in larga parte sull’evasione dei tributi pubblici.
Altro argomento poco toccato dai 5 Stelle è quello della criminalità organizzata. Viviamo in un paese in cui i sindaci condannati per mafia vengono accolti dalla popolazione al loro rientro dal carcere con manifestazioni di giubilo, in cui il co-fondatore del partito che ha assunto per molti anni la guida del paese è stato condannato per mafia, in cui si è fatto saltare in aria un pezzo di autostrada per uccidere un giudice scomodo, e l’argomento organizzazioni mafiosi non interessa ad un partito che vuole guidare il paese? Anche il problema mafie a ben vedere non porta voti. Ho provato a chiedere a qualche conoscente se sapeva che il fratello del nostro capo dello stato era stato ucciso in un agguato di impronta mafiosa: molti ignoravano il fatto. Così il fenomeno interessa poco ai più, ma chi lo affronta rischia di perdere molti voti, visto il controllo che le organizzazioni criminali esercitano su molte aree del paese (non solo meridionali). Meglio dunque parlare delle pensioni dei parlamentari, è un argomento meno rischioso e che attira di più l’attenzione.
Con questi esempi ho voluto dimostrare che la strategia di Grillo-Casaleggio è essenzialmente di tipo populistico: puntiamo sugli argomenti di facile presa sulla popolazione (per aggiungerne un altro, il reddito di cittadinanza) e non tocchiamo gli argomenti spinosi che potrebbero alienarci voti. Una perfetta strategia per collezionare voti, ma un rischio folle nel caso di governo del paese.
Su una cosa non posso che concordare con Grillo: se non ci fosse stato lui con il suo movimento, ci sarebbe stata un’alta probabilità che l’area della popolazione che ha dato il suo consenso ai 5 Stelle sarebbe confluita in populismi assai più pericolosi. Quanti voti in più avrebbero avuti Salvini e la Meloni in assenza dei 5 Stelle?
A questo punto mi sento di giungere ad una conclusione: mi auguro che Grillo non assuma mai il potere, ma parimenti spero che il partito dei 5 Stelle continui a drenare voti dall’area della protesta. Ma, chissà perché, mi viene in mente una strana idea: che, in fondo, questa sia anche la speranza di Beppe Grillo.
Pietro Immordino
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