Moncalieri, 10 febbraio 2016
Le unioni civili
La sera spesso faccio zapping fra le varie trasmissioni televisive in special modo fra i talk show, finendo la maggior parte delle volte per spegnere la televisione e dedicarmi al web. Generalmente, infatti, assisto a schiamazzi indecenti di persone che si parlano addosso, attente solo a fare la battuta “fulminante” e a dare addosso all'avversario di turno. Tutto questo non mi aiuta certo a chiarirmi le idee, né mi da alcuna informazione utile.
Ieri sera invece nella trasmissione di martedì su La 7 mi sono trovato ad ascoltare il giornalista Corrado Augias e l'antropologa Amelia Signorelli dissertare sulle unioni civile e sono rimasto affascinato ascoltando le argomentazioni di ambedue gli oratori.
Per prima cosa, si trattava di due persone di grande cultura, che accompagnavano le loro asserzioni con riferimenti storici e geografici inoppugnabili, per cui ero naturalmente portare a ritenere quanto loro dicevano rilevante per la mia informazione e formazione. Fare un quadro storico/geografico delle forme che la famiglia (o la non-famiglia) assume in diversi contesti aiuta certo a capire in che modo sia utile agire nell'elaborazione di una legge che deve regolare i rapporti fra persone che liberamente hanno deciso di mettere insieme la loro esistenza. Liberarsi da preconcetti ed analisi ideologiche di parte è la prima cosa da fare per produrre una buona legge; ma per fare questo bisogna avere una buona cultura e una grande capacità di analisi logica, doti certamente possedute dai due dialoganti.
Faccio una breve nota personale: io ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza in una piccola cittadina al centro della Sicilia; l'offesa più grande che si poteva fare ad un uomo era di chiamarlo “garrusu”, oggi gay. Risulta quindi impegnativo per me liberarmi da tutte gli input mentali ricevuti in quel contesto. Questo mi può essere reso possibile solo con un grande sforzo di ragionamento e con argomentazioni da me ritenute veramente valide ed interessanti. La conversazione fra Augias e la Signorelli di ieri sera mi ha aiutato molto a chiarirmi la idee, in parte anche confermando alcune mie posizioni generali. La pacatezza e l'ordine con i quali andavano avanti gli oratori mi ha consentito di seguire proficuamente le loro argomentazioni.
Non sto certo a raccontare in dettaglio quanto è stato esposto, mi limito a citare una conclusione ovvia, ma non scontata per tutti: le forme che la famiglia ha assunto nelle nostre società occidentali sono quelle più rispondenti alle necessità della comunità, cioè quelle che producono i migliori risultati per l'allevamento della prole. Queste forme possono cambiare, e realmente cambiano, in corrispondenza a svariate esigenze sociali. La Signorelli ha per esempio citato che la monogamia di fatto è stata modificata con l'istituto del divorzio, a parte il fatto che la fedeltà reciproca nelle coppie moderne non è proprio una cosa assoluta.
Ascoltando, da una parte ho aperto la mia mente a nuovi modi di vedere l'argomento, da un'altra mi sono confermato nella mia idea che le unioni civili non sono tanto, come ci si vuol spesso fare credere, un problema ideologico o di riconoscimento di diritti a categorie particolari, quanto un problema pratico di carattere comune. Mi ha sempre dato, e mi continua a dare, fastidio che le discussioni si incentrino sulla differenza fra omo ed eterosessuali, invece di concentrarsi esclusivamente sull'utilità (o la necessità) di regolare i rapporti fra persone che, per qualsiasi motivo, decidano di vivere insieme. Vado più in là: perché ci si riferisce solo alle coppie? A decidere di vivere insieme potrebbero essere, e spesso sono, anche tre o più persone.
Non credo che quello che propugno sia in alcun modo penalizzante per le coppie di omosessuali, anzi penso che il rientrare in una normativa comune a tutti serva in qualche modo ad evitare una ghettizzazione mentale verso queste persone. Sono contrario in tutti i casi a regole fatte solo, o specialmente, per alcuni perché in ogni caso queste regole risultano discriminatorie.
Volutamente non entro nei dettagli dei benefici ottenibili con una legge che regolamenti le convivenze di fatto, dette così perché effettivamente già esistenti, ma mi limito solo a ribadire che questa legge, così come ogni legge, dovrebbe essere studiata per ottenere i migliori benefici per la nazione nelle attuali circostanze.
Una sola nota ancora: quanto mi piacerebbe che i nostri politici discutessero con la competenza, profondità e pacatezza dimostrata da Augias e Signorelli!
Pietro Immordino
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