Moncalieri, 15 dicembre 2015
Le elezioni in Francia
I risultati delle elezioni regionali francesi mi hanno suscitato alcune riflessioni, sia generali che riguardanti singoli paesi.
La prima reazione alla iniziale possibile vittoria del Front National Le Pen è stata quella di considerare come, in ogni paese, stati di incertezza, di disordine e di paura portino alla ricerca di soluzioni forti, di governi autoritari che possano risolvere la situazione con interventi violenti ed efficaci nel breve termine. La mia memoria è andata all'avvento del fascismo in Italia, del nazismo in Germania, all'affermazione della dittatura militare in Cile, ecc., ecc, ecc.. In tutti questi casi l'avvento di dittature è stato propiziato e favorito da uno stato di disordine e di paura delle popolazioni ed, in special modo, delle classi medie di quei paesi; quelle che una volta venivano definite borghesi. I disastri e le tragedie che hanno causato le suddette dittature dovrebbero essere evidenti.
E qui mi è sorta in mente una seconda riflessione, riguardante la memoria dei popoli e il mancato rilievo dell'analisi storica nelle scelte politiche. Gli avvenimenti del momento, specie se legati a stati di ansia e di paura, annullano quasi completamente la capacità di una grande quantità di persone di analizzare i fatti alla luce di una chiara visione storica, o anche, semplicemente, alla luce della cronaca passata. Venendo a fatti recenti italiani, quanti dei sostenitori di Berlusconi si sono ricordati della sua dichiarazione, molto gustosa, di non avere mai pagato una donna per ottenere i suoi favori!
La mancanza di memoria storica è conseguenza certamente del fatto che ansia, paura, incertezza riducono fortemente la capacità umana di ragionamento freddo e cosciente, ma è altrettanto vero che un ruolo fondamentale nelle decisioni dei singoli è svolto dalla conoscenza approfondita dei fatti passati e nel ricordo che di essi viene fatto attraverso i mezzi di informazione. Anche in questo caso è quindi importante la cultura delle popolazioni e l'affidabilità dei gestori delle comunicazioni di massa e delle classi dirigenti in generale. A questo punto ho cominciato ad esaminare la reazione della Francia ad una possibile affermazione del Fronte.
La reazione delle classi politiche francesi è stata, in larga misura, esemplare. Da una parte, nell'immediatezza, politici socialisti e gollisti hanno accettato di metter da parte la loro rivalità storica per fare fronte comune contro il pericolo frontista, dall'altra hanno accettato il fatto che l'affermazione del fronte era dovuta a loro errori nel gestire la situazione sociale francese, in particolare con riguardo al problema dell'immigrazione. Sarkozy si è spinto fino ad ipotizzare convergenze bipartisan per gestire in futuro la situazione. Di fronte ad un caso di emergenza bisogna fare fronte comune nell'interesse dello stato, tralasciando gli interessi particolari delle parti. E qui mi viene in mente la saggezza della Roma repubblicana, che in caso di guerra eleggeva un dittatore per avere la massima efficacia di azione; a tal proposito ho già scritto in Crisi economica e democrazia.
In analoghe circostanze in Italia sarebbe avvenuto qualcosa di simile? Convergenze, o, come spesso forse più realisticamente vengono definite, inciuci a livello locale si verificano con frequenza anche nel nostro paese; ma, ohimè, spesso hanno il solo scopo di spartirsi le poltrone e dividersi la torta. Non vedo proprio la possibilità di accordo fra PD e Forza Italia per far fronte comune contro la Lega o il M5S sul problema immigrazione; altrettanto improbabile è un accordo fra M5S e PD per far fronte comune ad una emergenza. A questo proposito è esemplare la dichiarazione di un esponente di vertice del M5S a proposito della candidatura di Roma per le Olimpiadi: noi appoggeremo la candidatura, se saremo alla guida della città, altrimenti la boicotteremo. Insomma, in Italia la convenienza delle parti sta sempre al di sopra del bene comune!
Mi accorgo a questo punto che queste mie riflessioni non sono proprio in clima natalizio e pertanto chiudo qui.
Pietro Immordino
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