Torino, 11 dicembre 2015

Misericordia

Prima di affrontare il tema principale in questo breve commento, desidero introdurre la sintesi di un ulteriore argomento per meglio chiarire lo spirito che mi anima.

Per ragioni diverse ho dovuto, nel corso degli ultimi cinque anni, affrontare per diletto lo studio della lingua tedesca. Devo dire che per me è stato una vera folgorazione, un piacere immenso, un esercizio di concentrazione e applicazione di prim’ordine. Non tanto per i risultati che, essendo io avanti negli anni, sono compatibili con la mia età, quanto per la precisione dei significati delle parole e la costruzione delle frasi nell’ambito delle regole grammaticali.

Uno, fra i tanti particolari, è stato il tradurre dal tedesco e il comprendere: “Auguro a te felicità e contentezza”. La mia riflessione immediata è stata: è un non senso, poiché se sono felice, sono anche contento. Sbagliato.

L’interpretazione “autentica” me l’ha indicata una parente madrelingua. Occorre prendere in considerazione non solo l’intensità dell’essere ma anche la durata. Per meglio dire: lo stato di felicità è intenso ma breve nel tempo, mentre la contentezza è uno stato più pacato ma più duraturo. Non sono sfumature, sono l’essenza della comunicazione e il valore del messaggio che si vuole trasmettere.

Affrontiamo il tema della misericordia. Innanzitutto cosa intendiamo per misericordia: propensione al perdono, alla carità, alla fratellanza? Devo dire che mi sento impreparato sull’argomento e quindi chiedo aiuto al vocabolario (P. Petrocchi, Antonio Vallardi editore) che descrive la Misericordia come “ l’aver cuore per i miseri, compassione per le miserie”. Mi chiedo: è solo uno stato di consapevolezza e di comprensione, perché più avanti sono indicate le Opere di misericordia come “ atti virtuosi che acquistano meriti presso Dio” ?

Anche in questo contesto sono interdetto. La misericordia è solo un atto cognitivo o deve essere comprensiva anche delle azioni che alleviano le miserie e le sofferenze altrui ? Se considero lo spirito del Cristianesimo, è sicuramente omnicomprensiva. Che valore ha la sola consapevolezza, se a questa non seguono attività, opere che cercano di allentare la sofferenza di che soffre? Allora perché questa distinzione netta sul vocabolario fra conoscenza e azione ?

Giuseppe Truscello

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