Moncalieri, 20 ottobre 2013
Bastian contrario
Come ho già scritto altre volte, è bello poter esprimere le proprie idee in assoluta libertà, senza temere eventuali reazione a quello che si esprime: certo questo modo di agire non mi farebbe vincere nessuna elezione, ma mi piace pensare di essere come chi si opponeva ad Hitler quando costui godeva di larghissima popolarità.
Ma veniamo al dunque: in questi tempi cominciano ad essere accettabili come indiscutibili, ed indiscusse da un grande numero di persone, alcune idee che in me suscitano forti perplessità; mi accingo ad elencarne qualcuna con le mie osservazioni sulla loro validità.
Si sente sempre più spesso affermare sia nei talk show televisivi come fra le gente in istrada che l'Italia ha una classe politica che non si merita, intendendo con ciò che chi fa politica la fa (e la ha sempre fatta da parecchi decenni) andando contro il volere degli elettori e nonostante la loro opposizione. Questa è una tesi, a mio parere, ridicola, in quanto quegli stessi politici che ora vengono pesantemente criticati hanno ricevuto voti, ossequio e rispetto da una buona parte di quelli che li hanno votati. Quanto poi a quelli che gli hanno dato il voto in cambio di favori o denaro, non credo che possano sentirsi migliori dei loro eletti. Un solo esempio lampante basta, penso, a chiarire la situazione: ci sono ancora oggi milioni di Italiani disponibili, spesso con entusiasmo, a votare un condannato in via definitiva per reati fiscali. La verità è che gli eletti sono lo specchio degli elettori e basta guardarsi intorno per rendersene conto. Quando Berlusconi è stato condannato ci sono stati molti Italiani soddisfatti del fatto che la giustizia aveva fatto il suo corso, ma molti di più, a mio parere, hanno avuto un senso di paura e di solidarietà con B.; non credo che la grande platea degli Italiani che hanno regolarmente e continuamente evaso le tasse possa avere un moto di sdegno verso un condannato per frode fiscale, che, anzi, dalla sua condanna potrà trarre un vantaggio in popolarità. Il cosiddetto "popolo dei forconi" che in questo giorni tenta di bloccare l'Italia è fatto in gran parte di lavoratori autonomi: quanti di essi hanno tratto guadagno dalla corruttela politica e dalla illegalità ( anche fiscale) diffusissima fra i lavoratori autonomi? Quanti padri, madri, zii, nonni, altri parenti ed amici si vantavano di avere aiutato qualcuno a loro vicino per mezzo dell'intercessione presso un politico? Potrei continuare a lungo, ma penso di potere concludere che, purtroppo, abbiamo i politici che ci meritiamo: il dire che i politici sono peggiori della gente comune è un modo di auto-assolverci e di evitare di impegnarci per il futuro
Le elezioni dirette del capo del governo e dello stato (nel caso si riesca ad istituire una repubblica presidenziale) sono gettonatissime. Renzi, ad esempio, cita il successo del sistema di elezione dei sindaci per motivare la scelta di un analogo sistema in campo nazionale. Io penso che il sistema di elezione dei sindaci funzioni bene nelle piccole città, dove è possibile una conoscenza diretta delle attività del sindaco, assai meno bene nelle grandi città, e sia un grande errore per le elezioni nazionali: in quest'ultimo caso la gente finisce per votare non per una persona con i suoi meriti e demeriti, ma per l'immagine che di quella persona hanno trasmesso i media (Berlusconi e Grillo ne sono una prova evidente). Inoltre è bene che l'elezione dei massimi rappresentanti dello stato avvenga attraverso una selezione mediata che consenta, anche temporalmente, di evitare conseguenze di avvenimenti eclatanti che possono influenzare l'opinione pubblica. Basta pensare ad un'elezione diretta di un capo del governo dopo una sere di attentati terroristici: vincerebbe certamente il candidato che promette law&order con qualsiasi mezzo, con buona pace della democrazia a venire.
L'attenzione dell'opinione pubblica si è accentrata sui costi della politica e sui costi dello stato, ma forse sarebbe bene concentrarsi sui costi anomali della politica e sui costi inutili dello stato. In particolare mi pare non solo inutile, ma estremamente dannoso, ridurre gli emolumenti degli amministratori politici e degli alti burocrati al di sotto di un certo valore. Certo, la pressante richiesta in tal senso che viene dall'opinione pubblica deriva dai comportamenti anomali e dall'inefficienza dei rappresentanti dello stato, ma la soluzione giusta sta nel pretendere un'estrema chiarezza ed evidenza nei trattamenti e che essi corrispondano alle mansioni svolte ed all'effettivo lavoro eseguito. Che Berlusconi ed i suoi avvocati, come pure molti altri parlamentari di tutti i partiti, ricevano dei soldi pubblici senza praticamente partecipare all'attività delle camere va evitato senza dubbio, ma non è possibile pensare di pagare un alto dirigente statale o un deputato o un ministro meno di un piccolo dirigente privato: la selezione dei quadri dello stato andrebbe al ribasso, con conseguenze ancora più disastrose sull'efficienza statale. Uno degli argomenti che puntualmente viene fuori quando si parla di spese statali è quello delle auto blu. L'incidenza di questa spesa è ridicola sul bilancio statale, ma è giusto tentare di ridurla, limitandone l'uso a chi veramente ne ha bisogno: nessuno si scandalizza se Marchionne usa l'elicottero aziendale per andare nella sua casa in Svizzera, se questo viene ampiamente ripagato dalla sua prestazione aziendale. Bisogna evitare, cioè, di buttare via il bambino con l'acqua sporca, anche se questo è più difficile, complicato e non da risultati di popolarità.
Il finanziamento pubblico ai partiti, in particolare, è oggetto dei maggiori attacchi in pubblico e in privato. Che i partiti abbiano esagerato senza limiti sia in quantità che nella qualità delle spese effettuate con i soldi pubblici è evidente, come è evidente che occorrono nuove regole per i partiti, attualmente privi di ogni riconoscimento giuridico e quindi di regole certe e chiare. Togliere totalmente il finanziamento pubblico ai partiti significherebbe mettere la politica completamente in mano ai poteri finanziari; è chiaro a tutti che uno dei motivi per cui esiste una forte coesione da parte dei fedelissimi a Silvio Berlusconi è il fatto che Forza Italia dipende finanziaramente dal suo leader. Quindi penso che bisogna cambiare le regole del finanziamento pubblico, dare regolamentazione legale ai partiti, dare massima evidenza alle loro spese ma, nel contempo, mantenere un qualche finanziamento pubblico. Quando, a tal proposito, si citano gli States si dimenticano le profonde differenze fra il nostro ed il loro sistema e il fatto che, come ho già scritto, Bill Gates può avere un peso sull'elezione del Presidente pari a quello di milioni di metalmeccanici.
Dopo mezzo secolo di legge elettorale proporzionale, in coincidenza con l'avvento di Berlusconi in politica, il maggioritario è diventato per la maggior parte dei nostri rappresentanti il toccasana per tutti i mali che affliggono la politica italiana. Nella realtà i tentativi che sono stati fatti in senso maggioritario hanno avuto due risultati evidenti: la personalizzazione, per cui non si è votato più per una ideologia ma per un individuo, e la moltiplicazione dei partiti. In Italia ogni dissenso all'interno di un partito porta alla sua spaccatura, altro che ridursi a due blocchi contrapposti con ideologie distinte. I governi di Berlusconi sono stati per lungo tempo appoggiati da due partiti con ideologie seccamente contrapposte, la Lega di Bossi e Alleanza Nazionale di Fini: il tentativo italiano di maggioritario non ha certo portato ad una semplificazione ed ad una stabilizzazione della situazione politica. Ma, più in generale, è conveniente nella situazione italiana tentare di ridurre gli schieramenti politici a due blocchi contrapposti ed alternativi? Io penso proprio di no: ognuno dei due blocchi finirebbe, come è già finito negli ultimi 20 anni, succube delle ali estreme, con pericoli di instabilità analoghe, se non maggiori, alle situazioni vissute nelle cosiddetta " prima Repubblica". Ma ancora, è conveniente che il paese sia governato dai rappresentanti del 50% più uno dei votanti, o invece è meglio che il nostro parlamento elegga un governo che sia espressione di una parte più larga della popolazione e che escluda le ali estreme. A quest'ultime, si badi bene, va garantita una rappresentanza parlamentare, in funzione di opposizione; la soglia di sbarramento per l'ingresso in parlamento va scelta oculatamente, per evitare , da una parte, la proliferazione all'infinito dei partitini e per garantire, d'altra parte, la presenza nelle istituzioni delle istanze sociali presenti nel paese.
Credo che potrei continuare a lungo, ma anche il bastian contrario ha i suoi limiti e quindi mi fermo qui.
Pietro Immordino
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