Moncalieri, 18 aprile 2021

Camminare sull’acqua

Premessa

Una notizia sentita per caso alla radio mi ha dato lo spunto per questa nota: la notizia riguardava l’ipotesi, avanzata da non so chi, di richiedere a coloro che percepiscono un reddito fisso di devolvere una parte dei propri guadagni a favore di coloro che hanno subito i maggiori danni economici a causa dell’epidemia di Covid, cioè di quanti esercitano una attività in proprio, che è stata gravemente danneggiata a causa delle regole imposte per evitare il diffondersi dell’epidemia stessa.

Chi esercita un’attività in proprio si assume i guadagni ed i rischi che sono connessi alla propria attività, ma, in presenza di un evento assolutamente straordinario come quello che stiamo vivendo, una simile proposta potrebbe essere accettabile, se… Se non fossimo in Italia! Nel nostro paese da lunghissimo tempo l’imposta sul reddito è pagata essenzialmente dai lavoratori dipendenti; nel 2018 la percentuale da essi pagata è stata quasi dell’80% del totale. A motivo dell’evasione fiscale, inoltre, il prelievo erariale sui redditi dei lavoratori dipendenti è stato molto elevato, dovendo essi supplire con il loro contributo alla scarsa contribuzione fiscale di altre categorie. Credo, quindi, che la proposta risulterebbe alquanto indigesta ai lavoratori a reddito fisso, apparendo un’ulteriore beffa nei loro confronti.

Riflettere sulla predetta notizia mi ha richiamato alla mente anche un altro ricorrente pensiero: essere alla guida della nostra nazione in questo momento è un compito assai ingrato e foriero di probabili insuccessi, nonché di facili ed estese critiche, poiché il compito è assai difficile in assoluto, ma diventa ancora più complicato nella situazione italiana.

La stragrande maggioranza dei leader politici ha espresso un’opinione positiva nei confronti del premier Mario Draghi, ma non faccio fatica a credere che molti di loro in un futuro non tanto lontano esprimeranno nei suoi confronti pesanti critiche e proverò a spiegare perché.

Draghi è, a detta di tutti, una persona assai capace ed ha rivestito ruoli assai importanti con notevole successo, ma ora si trova a dovere affrontare la complessa e difficile situazione italiana e da questo confronto ho qualche dubbio che ne possa uscire vincitore; illustrerò con pochi esempi i motivi della mia convinzione, citando sommariamente alcuni grossi problemi che sarebbe necessario risolvere per mettere in carreggiata questa nostra Italia (Ahi serva… e seguenti).

L’evasione fiscale

In premessa ho fatto riferimento ad uno dei grossi problemi italiani, il mancato pagamento dei tributi dovuti in base ai propri redditi da parte di un gran numero di cittadini.

Il riuscire a fare pagare a tutti i cittadini, o almeno alla maggior parte di essi, il dovuto è l’unico mezzo che consente di abbassare la pressione fiscale su quelli che le tasse le pagano. E’ questa un’impresa possibile in Italia? Credo che sia perlomeno alquanto difficile, per mancanza di volontà politica e per la condizioni in essere nella società italiana.

La volontà politica di volere convincere gli Italiani evasori a pagare i tributi è evidentemente assente in molti leader di partito: basta pensare solamente che un presidente del consiglio in carica, Berlusconi, a suo tempo aveva affermato che era giustificato non pagare le tasse, se queste sono troppo elevate. Un altro degli attuali leader politici ha passato molto tempo a parlare di flat tax (già, perché non chiamarla in italiano “tassa piatta”) senza che nessuno spiegasse bene ai cittadini cosa questa tassa significhi. A me è capitato di vedere un acceso sostenitore della flat tax rimanere assai sorpreso quando io ho tentato di spiegargli che una tassa piatta significa che la percentuale del reddito da devolvere all’erario deve essere eguale sia per lui che per Berlusconi o altri plurimiliardari.

Esiste, però, una situazione di fatto assai difficile da rimuovere: molti imprenditori, soprattutto quelli che sono titolari di piccole aziende, hanno basato il loro tenore di vita sui guadagni extra assicurati loro dal mancato pagamento dei tributi dovuti e difficilmente tali persone possono accettare una drastica riduzione delle loro condizioni economiche. Ancora, molte piccole imprese sopravvivono anche in funzione del mancato pagamento dei tributi e non riuscirebbero probabilmente a continuare la loro attività in presenza di un prelievo fiscale elevato come quello attuale.

Un altro problema da risolvere per riequilibrare i prelievi fiscali è quello del lavoro nero, diffusissimo in Italia a tutti i livelli; dalle colf, ai lavoratori dell’edilizia, ai lavori artigianali, ecc. . Anche questo non è certo un facile problema da risolvere ed ha mille sfaccettature, la cui analisi mi porterebbe troppo in là.

Un’operazione volta a ristabilire corretti comportamenti fiscali nella popolazione è quindi un fatto complicato e di lunga durata, che comprende dei periodi di adattamento del sistema non brevi e non facili da gestire; ma, soprattutto, richiede una guida politica decisa e di lunga durata. Quest’ultima condizione non mi pare oggi realizzabile nel nostro paese.

La corruzione

La ricorrente pratica dell’elargizione di denaro o favori vari ai gestori della cosa pubblica per ottenere quanto di diritto (o, peggio, per ottenere cose non lecite o per nascondere irregolarità) è uno dei mali che affliggono la società italiana, derivante da lunghe, storiche, prassi. Alcuni studi collocano il costo della corruzione per la comunità ad oltre 200 miliardi di euro all’anno. Incidere su questa situazione è molto difficile, poiché diverse sono le cause che ne sono alla base e, purtroppo, gli alti livelli della politica non ne sono stati certo lontani. L’abitudine a chiedere un pagamento non dovuto è diffusissima e riguarda tutti gli enti pubblici e tutti i livelli istituzionali. Tale abitudine affonda le sue radici in altre anomalie italiane a cui accennerò più avanti: la burocrazia e la criminalità organizzata, per non parlare della partitocrazia.

La burocrazia

L’insieme delle normative che i singoli cittadini sono costretti a seguire, direi a subire, per comunicare con uffici ed amministratori pubblici è uno dei fardelli più pesanti presenti nelle società italiana. Personalmente ho dovuto eseguire la stessa operazione per una istituzione italiana e la corrispondente U.S.A.; in Italia mi è stato persino difficile sapere cosa dovevo pagare ed il completamento della pratica ha comportato una intera giornata lavorativa con spostamenti fisici; per quanto riguarda gli States ho risolto il tutto con un collegamento web della durata di 10 minuti, con assai maggiore chiarezza su ciò che avevo fatto e ciò che avrei dovuto fare nel proseguo. Potrei citare molti altri esempi personali, ma credo sia chiaro a tutti che in Italia persino pagare una multa può diventare un problema. Il peso della burocrazia è poi particolarmente pesante per le imprese, a scapito della tanto declamata competitività.

Le complicazioni burocratiche, come accennato al punto precedente, forniscono lo spunto per il manifestarsi di episodi corruttivi; da una parte funzionari e politici infedeli ne approfittano per vessare con loro richieste i cittadini che si rivolgono alla pubblica amministrazione, dall’altra molte persone cercano di aggirare le difficoltà burocratiche offendo doni ai pubblici rappresentanti.

Anche questo fenomeno ha origini lontane (mi viene in mente la borbonica Concessione del telefono di Andrea Camilleri), ma ad esso contribuisce pesantemente la mancanza di capacità tecniche, sia in campo umano che strumentale, della pubblica amministrazione. Anche a questo aspetto non si può certa far fronte in pochi mesi od anni, ma occorrerebbe un’azione di rinnovamento decisa e durevole.

Le infrastrutture

In astratto si potrebbe sperare che l’arrivo dei soldi del Next Generation IT possano portare ad un rapido e consistente miglioramento delle infrastrutture di trasporto e telecomunicazione italiane; nel concreto realizzare un’opera pubblica in Italia è un’impresa titanica, connessa ai problemi italiani già citati, burocrazia e corruzione, ma anche al problema dell’esistenza di una ben radicata criminalità organizzata, di cui parlerò in seguito. Mi sono occupato per parecchi anni di appalti pubblici e spesso ha constatato che preparare un bando per l’esecuzione di un appalto può richiedere molto più tempo di quello previsto per l’esecuzione dell’opera; inoltre, una volta assegnato il lavoro, il ricorso di un’impresa partecipante, il fallimento di un’impresa che ha acquisito il lavoro, una qualsiasi contestazione tecnica possono bloccare e far slittare la conclusione dei lavori per molti anni. Senza contare che l’Italia è piena di opere pubbliche assolutamente inutili e/o mai finite, la cui costruzione è stata iniziata solo per motivi politici e/o corruttivi. Il governo attuale parla di cambiamento delle regole: io aggiungo che oltre ad un cambio drastico delle regole, occorre anche il cambio della mentalità di chi le regole deve far rispettare.

Ai due motivi di difficoltà addotti prima, ne aggiungo un altro: ogni qual volta in Italia si tenta di realizzare una grande opera nasce qualche movimento o qualche gruppo che vi si oppone e che di fatto ne rallenta la realizzazione e ne aumenta i costi. Questo argomento è stato magistralmente sviluppato dall’amico Alberto Cavallo nel saggio Nimbya – il paese dell’immobilismo a cui rimando chi fosse interessato.

La criminalità organizzata

Purtroppo la presenza di strutture criminali parallele allo stato non è solo un problema italiano; in Giappone la Yakuza o Gokudo è potentissima e agisce praticamente alla luce del sole, negli U.S.A. la mafia di origine italiana convive con molte altre organizzazioni criminali, l’Organizacija russa è presente anche in Italia, ecc.. La presenza di uno stato criminale parallelo rende in ogni caso in Italia molto più difficile e costosa la realizzazione di qualsiasi opera, sia perché è nella logica di tale criminalità di tentare di estorcere denaro a chiunque operi nei territori da essa controllati, sia perché le imprese controllate dalla criminalità tendono ad impadronirsi in maniera illecita degli appalti, a danno delle imprese sane. Ormai le organizzazioni criminali sono presenti in ogni parte d’Italia e possono contare su grandi disponibilità finanziarie, su collusioni politiche e sociali di ogni tipo; per cui la loro presenza risulta un chiaro ostacolo allo sviluppo del paese. Su questo versante sento solo sporadici accenni da parte di qualche isolato politico.

Conclusioni

Ho fatto un quadro desolante della situazione italiana, ma nel disegnare questo quadro non ho parlato, invece, delle tante persone capaci, energiche ed oneste che sono presenti nel nostro paese e che combattono con decisione e quotidianamente le storture che ho citato prima. Non ho accennato neppure a quella che è quasi una consuetudine italiana: aspettare di essere con l’acqua alla gola per affrontare con capacità e decisione i problemi. Quando tutto sembra perduto, c’è sempre il colpo di schiena che risolve la situazione. Fuor di metafora, non penso che Draghi abbia alcuna possibilità di risolvere alla base alcuno dei problemi a cui ho accennato, ma in qualche modo riuscirà a farsi assegnare i fondi del New Generation IT e ad iniziare a spenderli. Mi auguro che non abbia alcun contraccolpo negativo dalla sua esperienza politica e che possa continuare a fornire il suo contributo all’Italia, nonostante sia facile prevedere che presto cominceranno gli attacchi contro di lui da parte di coloro che si sentono sminuiti dalla sua presenza e danneggiati dal suo operato. Molti hanno previsto una sua elezione a Presidente della Repubblica, ma io ricordo chiaramente come nel passato si sia più volte fatto il nome di un papabile a quel ruolo, solo per bruciarlo successivamente. Camminare sull’acqua certo non può, ma tentare una belle nuotata per uscire dalla palude...

Pietro Immordino



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