Moncalieri,14 febbraio 2017
Droghe leggere, morte pesante
Ieri un ragazzo di sedici anni, a Lavagna, in provincia di Genova, si è suicidato, mentre i finanzieri perquisivano la sua casa alla ricerca di droghe leggere; il ragazzo era stato fermato all’uscita della sua scuola, con l'utilizzo di cani appositamente addestrati.
La morte per suicidio di un ragazzo di sedici anni suscita sempre sgomento, e lo sgomento aumenta se a spingerlo al suicidio sono state circostanze evitabili. Spero bene che le azioni repressive delle forze di polizia contro questi ragazzi siano fatte nell’intento di spingerli ad uno minore utilizzo di sostanze psicotrope non necessarie, ma il punto è se queste azioni siano utili a raggiungere lo scopo e se le forze messe in campo non potrebbero essere usate meglio in altri modi. Credo che per chiarire la situazione bisognerebbe fare un’analisi del problema scevra di pregiudizi e basata su dati reali.
Non so dare, come penso non sappia dare nessuno, una precisa valutazione del numero di ragazzi (e di adulti) che fanno uso di droghe leggere; la mia sensazione è che ormai la percentuale di ragazzi coinvolti, anche occasionalmente, nel consumo di droghe leggere (e non) sia altissima e non mi sembra che stia diminuendo. Come ho detto in Perché non ne parlano, e ancora prima in Proibizionismo, il proibizionismo non è mai, in nessun luogo e in nessun tempo, servito ad evitare la diffusione dell’uso di sostanze ritenute dai legislatori nocive alla società; anzi l’unico sicuro effetto dei proibizionismi è quello di aumentare le entrate del mondo criminale e di renderlo più potente. Nel caso della caccia ai ragazzini, con qualche grammo di hashish o di marijuana in tasca o nel cassetto di casa, appare poi sproporzionata la differenza fra i risultati e le forze messe in campo. Cani e poliziotti non potrebbero essere più utili per dare la caccia ai grandi trafficanti di droga?
Inoltre, nel caso della marijuana, la facilità di coltivare le piante che la producono è tale che spesso legge sui giornali di persone arrestate perché la coltivavano in vasi sui balconi: mi pare quindi impossibile di bloccare la produzione della sostanza per via repressiva, come si continua a far finta di volere fare. A far finta, si, perché l’uso delle droghe continua senza sosta ad essere diffuso in ogni strato sociale ed in ogni ambiente.
Ho iniziato a scrivere questa nota sull’onda dell’emozione per la morte del ragazzo, ma mi sono accorto, scrivendola, che non ho molto da aggiungere alle due citate prima, per cui chiudo qui ed invito chi è interessato a rileggere le note .
Pietro Immordino
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