Moncalieri, 20 ottobre 2013
Stamina
Un breve accenno a casi simili precedenti, per rilevare le analogie e tentare di evidenziare le più importanti problematiche:
1969 - i giornali dell'epoca danno forte rilievo al cosiddetto siero anticancro Bonifacio, ottenuto da sangue ed urina delle capre; data la forte pressione mediatica l'allora ministro della sanità, Camillo Ripamonti, autorizza la sperimentazione del siero, con risultati totalmente negativi.
1999 - in seguito alla forte pressione dei media viene autorizzata la sperimentazione del metodo anticancro Di Bella, nonostante l'iniziale opposizione dell'allora ministro della salute Rosy Bindi; anche qui i risultati della sperimentazione furono totalmente negativi.
E' evidente l'importanza dei media in ambedue i casi sopra citati: la politica non ha correttamente guidato il fenomeno, ma si è arresa ad una pressione mediatica. Inoltre ci sono stati interventi giudiziari che hanno obbligato strutture pubbliche ad effettuare cure prive di una qualsiasi approvazione scientifica da parte dei competenti organi istituzionali; anche questo sia nel primo che nel secondo caso. Tutto ciò è avvenuto mentre gli studiosi del ramo più accreditati esprimevano a dir poco forti perplessità sui due metodi di cura. Qualche forte dubbio era nato anche sulle effettive competenze degli ideatori dei due metodi.
Nel caso Stamina si ripresentano tutte le caratteristiche sopra citate, con qualche elemento inquietante in più. Pare infatti, a quanto apprendo dai media, che la sperimentazione presso gli Spedali Civili di Brescia sia stata favorita dal fatto che a sottoporsi a questa sperimentazione siano stati, fra i primi, un alto funzionario della sanità lombarda e la parente di un altro dirigente. Inoltre i media danno notizia di ulteriori presunti gravi episodi, quali, ad esempio, la mancata corrispondenza fra il protocollo presentato al ministero della sanità e quello effettivamente seguito nell'ospedale.
Personalmente sono rimasto molto colpito dal fatto che Davide Vannoni ha dichiarato che aprirà una clinica a Capo Verde (non a New York o a Losanna). Purtroppo penso, e di questo darò spiegazioni più avanti, che molti malati incurabili o loro parenti aderiranno alla cooperativa che dovrebbe pagare le spese di quest'ultima clinica.
In Italia ci sono molti milioni di individui che si affidano a maghi, fattucchiere e simili; in ogni epoca ed in ogni società umana c'è sempre chi è pronto ad approfittare della creduloneria o della debolezza degli altri. Il caso del malati incurabili e dei loro parenti è però un caso estremo, in cui anche una persona normalmente equilibrata stenta prendere coscienza della realtà e si appiglia a qualsiasi ancora di presunta salvezza, specie in assenza di forti guide esterne. Chiunque vi sia passato sa quanto è difficile accettare l'irreparabile e quanto è facile cercare strade alternative senza sbocco, specie se si hanno segnali esterni contraddittori.
E' possibili evitare che persone già enormemente sofferenti cadano in trappole e che, anziché vedere alleviate le proprie sofferenze, siano vittime di ulteriori danni? Non credo, ma si può tentare di ridurre l'impatto del fenomeno con l'aiuto di tutti gli attori in campo.
Cominciamo dai media : se fin dall'inizio forniscono informazioni corrette e complete, forse meno persone verranno attirate in trappole pericolose. Quando essi danno notizia di una nuova presunta miracolosa cura, piuttosto che fare interviste agli inventori o ai presunti guariti, sarebbe utile mettere in evidenza la personalità scientifica e tecnica di chi propone la cura; soprattutto evidenziare sempre che anche i metodi ufficialmente riconosciuti hanno spesso effetti collaterali negativi, e che, pertanto, un metodo non testato ha altissime probabilità di avere molti effetti negativi senza alcuna sicurezza di avere risultati positivi. Non molti media si attengono a questi precetti, essendo assai più spettacolare mostrare un presunto guarito da una malattia incurabile ed ottenere un'intervista con un abile e convincente imbonitore. In ogni caso deve essere sempre data evidenza massima ai pareri degli esperti della materia più insigni.
E veniamo ancora una volta ai politici: in tutti e tre i casi esaminati la loro funzione guida è venuta meno e si sono arresi alle pressioni di una parte di opinione pubblica, incuranti del parere degli esperti. Mi verrebbe da chiosare " per qualche voto in più ". Una politica che non sa e non vuole difendere i più deboli e la salute della popolazione non è molto utile al paese, specie se, come si è adombrato in uno dei casi precedenti, lo fa cedendo ad un complotto di pochi. In questi casi, per soprammercato, c'è stato un notevole spreco di risorse e di denaro pubblico, che sono stati sottratti a cure sicuramente più utili per i malati.
E ancora, particolarmente spiacevole è risultato per me il fatto che in tutti questi casi l'opinione degli esperti ufficialmente qualificati sia stata tenuta in così poco conto dall'opinione pubblica e , in conseguenza, disattesa da politica e magistratura. La cosa risulta ancor più spiacevole se tale comportamento è dovuto al fatto che tali esperti non vengono più, a torto o a ragione, ritenuti affidabili dalla maggioranza della popolazione. La magistratura che interviene in vece di medici e scienziati occupa, anche in questo caso, uno spazio non di sua stretta competenza: sono altri gli organi istituzionali preposti a risolvere il problema ed è la loro incapacità pratica di agire che apre la via all'intervento dei giudici.
Purtroppo non mi resta che concludere che, in questi come in altri casi, viene messa in luce una profonda crepa nella società italiana, in cui nessuno è in grado di sostenere e di far rispettare il proprio ruolo istituzionale, aprendo così la strada a quelli che ho, in altri scritti, definito la classe dei furbi, a coloro che, cioè, approfittano della situazione per farsi gli affari loro, in spregio di ogni considerazione etica e morale ed, in ultima analisi, in spregio alla convivenza civile.
Pietro Immordino
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