Moncalieri, 03/02/2009
Su Eluana
Non avrei voluto intervenire su un caso umano la cui soluzione
dovrebbe essere innanzitutto affidata alla sensibilità dei parenti,
pesantemente colpiti da una tristissima vicenda. Ogni considerazione
che perviene da estranei, che non vivono sulla propria pelle la
dolorosa situazione, rischia infatti solo di aumentare la tremenda
pena che li affligge.
Non parlerò, pertanto, della vicenda in
sé, ma di alcune pubbliche manifestazioni ad essa connesse, spinto a
ciò dall’egregio intervento odierno dell’on. Fini.
Tale
intervento è stato un raro esempio di modestia e umanità da parte
di un politico, ben dissimile da altri interventi di uomini delle
istituzione. Di fronte a casi di questo genere, ai limiti del sapere
scientifico e caratterizzati da profondo dolore degli interessati, lo
smarrimento e l’incertezza è un atteggiamento di alta umanità.
Ma
quel che mi preme ora rilevare é che in questo tristissimo caso,
ahimè come di consuetudine, uomini delle istituzioni non esitino ad
intervenire senza alcun rispetto per le regole fondamentali della
convivenza civile.
In tutti gli ordinamenti dei paesi
democratici è previsto che la magistratura sia indipendente dal
potere politico e che tutti i cittadini siano tenuti a rispettarne le
sentenze. Sul caso di Eluana Englaro l’iter giudiziario è già
giunto al termine, e sono stati effettuati tutti i possibili
controlli legali sulla correttezza della sentenza, che pertanto è
definitiva. Si può criticarla, certo, ma non si può non applicarla
o incitare a non applicarla. Gli interventi pesanti fatti prima dal
presidente della regione Lombardia Formigoni e poi dal ministro
Sacconi costituiscono fatti umanamente e istituzionalmente
inaccettabili, al di là della legalità degli stessi.
Dal punto
di vista umano hanno certamente pesantemente contribuito ad aumentare
angoscia e dolore nei familiari di Eluana, che certo non hanno preso
la loro scelta a cuor leggero e senza patemi d’animo.
Quel che
è, a mio parer molto più grave, trattandosi di uomini delle
istituzioni, è la stramba concezione, purtroppo ormai largamente
diffusa fra i politici, che una carica pubblica o un incarico
politico autorizzino ad agire al di fuori di ogni regola.
Sembra
quasi che ci siano delle persone che pensano che il fatto di
esercitare il potere in conseguenza di un mandato popolare metta al
di fuori della legge.
Se la visione è questa, presto ci saranno
atti di ribellione da parte dei sindaci e dei componenti dei consigli
dei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa: eh, sono stati eletti
democraticamente pure loro!
Ma credo che alcuni nostri uomini
politici comincino a pensare di andare oltre: il lodo Alfano, che
sospende i processi per le più alte cariche dello stato, e
l’impossibilità quasi assoluta di indagare sui parlamentari
potrebbero aprire la strada ad altre leggi per rendere i politici
"più eguali degli altri".
Per esempio, con la stessa
motivazione utilizzata per il lodo Alfano, si potrebbero sospendere i
processi a carico dei sindaci: in fondo anche essi sono distratti
dalle loro funzioni, se debbono difendersi in un processo!
Penso
sia difficile in questo momento di difficoltà economica per la
nazione, ottenere l’attenzione del pubblico su questi argomenti, ma
ciò è essenziale. Oltretutto, una classe politica tesa alla
protezione dei propri interesse è molto difficile che agisca per
l’interesse dell’intera comunità.
Pietro Immordino
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